Come è noto, ormai da tempo è in discussione presso il Parlamento italiano il disegno di legge presentato dal parlamentare del Partito Democratico, Alessandro Zan. Tale disegno di legge intende promuovere una cultura del rispetto e dell’inclusione, che contrasti i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Il disegno di legge si ricollega alla cosiddetta Legge Mancino del 1994, che prevedeva la punibilità di atti di discriminazione per motivi etnici e religiosi, e appunto estende tale punibilità anche alle discriminazioni dovute a orientamenti sessuali o a identità di genere.
Abbiamo chiesto a Federico Quadrelli, Presidente del PD-Germania e a suo tempo tra i fondatori della Rete-DEM che ha lavorato sul riconoscimento delle unioni civili in Italia, la sua opinione su tale disegno di legge e sull’importanza della sua definitiva approvazione.
1) Quale ruolo pensi che la difesa e la promozione dei diritti civili debbano avere nell’azione politica del PD, e in genere della sinistra e delle forze democratiche?

C’è una strana narrazione che si è affermata ultimamente, per cui la sinistra da tempo si preoccuperebbe solo di diritti civili e di nient’altro. Anchein Germania c’è chi vorrebbe suggerire che la sinistra – socialdemocratica o meno – è più interessata alle discussioni teoriche e linguistiche d’inclusione che ai diritti e alle condizioni del lavoro; cito un illustre esempio tra tutti: l’ultimo libro di Sahra Wagenknecht e la sua definizione di Lifestyle-Linken. Ecco, ci tengo a dire con forza che i diritti vanno mano nella mano: i diritti sociali ed economici non sono affatto in contrapposizione ai diritti civili. Anzi, gli uni non ci sono senza gli altri, altrimenti avremmo sempre una battaglia monca. Proprio per questa ragione negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso le battaglie più importanti hanno avuto successo; perché i movimenti dei diritti civili sono sempre stati alleati a quelli per i diritti dei lavoratori. Per il Partito Democratico, quindi, l’impegno nella promozione dei diritti civili deve essere qualificante, riguarda certo i diritti LGBTQI, ma anche quelli per la cittadinanza e per la dignità della persona umana. E questo non è affatto in contraddizione con la promozione dell’uguaglianza, della giustizia sociale e con il miglioramento delle condizioni del lavoro e della qualità della vita. Le cose – vorrei ripetere ancora una volta con forza – vanno di pari passo, mano nella mano. Il motivo è semplice: la destra divide, crea contrapposizione nella società per mettere un presunto puro “noi” contro un impuro “altri”, la sinistra invece, socialdemocratica e progressista, s’impegna per rafforzare il “noi”, per farlo così crescere con una logica inclusiva, in cui le diversità sono intese come pluralità; essearricchiscono e non minacciano niente e nessuno. Quindi esistono due narrazioni contrapposte, due modi di agire politico diversi; per questo dobbiamo distinguerci.
2) Rispetto all’attuale discussione del disegno di legge dell’on.le Zan, quale pensi possa essere il significato della sua approvazione?
L’ approvazione può avere un grande significato, perché fa’ compiere al paese un passo in avanti rispetto alla situazione in cui è ora. Il DDL Zan non è nulla di rivoluzionario, nonostante l’attenzione mediatica che lo circonda. Esso infatti amplia la legge Mancino, estendendo le tutele in essa previste alle persone LGBTQI e alle donne, che continuano a essere oggetto di violenza e di sistematica discriminazione, anche qualora esse risultino numericamente una maggioranza e non una “minoranza”. Alcune argomentazioni o perplessità rispetto al disegno di legge sono quindi difficilmente comprensibili. Infine il DDL Zan mette finalmente lo Stato nella condizione di difendere davvero tutte e tutti, quando nei loro confrontici sia odio, discriminazione e volontà di ferire.
3) Pensi che rispetto a questi temi vi siano sensibilità diverse nella società italiana e in quella tedesca? Hai avuto modo ad esempio di notare questa diversità anche in taluni aspetti delle posizioni espresse a proposito dalla Chiesa Cattolica o da quella Evangelica in Germania?
Il tema è complesso. Mi limito a dire che la Chiesa Cattolica vive al suo interno una profondo terremoto. Ci sono posizioni contrastanti. In che modo certe posizioni discriminatorie ed escludenti, che esistono in ampie frange della Chiesa Cattolica, possono convivere con il messaggio d’amore, compassione e carità – per citare due concetti cari a Benedetto XVI, che a tali concetti ha dedicato delle encicliche -, che viene professato ad ogni pié sospinto? Non si conciliano affatto. Per questo l’impegno di Papa Francesco è eroico, perché mette al centro un messaggio genuino rispetto agli interessi di potere che hanno “sballottato la Chiesa qua e là” – sempre per citare Ratzinger – e non certo per le parole di Dio, ma per gli interessi degli uomini, che siano in porpora o meno. La Chiesa evangelica in Germania, senza dimenticare quella valdese in Italia, su questo terreno è certamente più avanti; avanti nel senso che ha fatto uno sforzo per conciliare gli insegnamenti cristiani con la realtà sociale e umana in cui opera. Le religioni sono purtroppo – inutile negarlo – ancora un potentissimo fattore di sconvolgimento sociale: in alcuni casi possono esserlo nel bene, in altri nel male. E se in Europa la religione gioca un ruolo, che viene comunque controbilanciato dalle istituzioni secolari, altrove – ahimé! – le religioni sono ancora usate per giustificare guerre, stermini, discriminazioni e oppressione violenta contro le minoranze etniche, religiose e sessuali, o contro altre forme di minoranze.