2 giugno 1946 – 2 giugno 2021: alcune riflessioni su un anniversario

Il 2 giugno scorso il nostro Circolo è riuscito a incontrarsi di nuovo “in presenza”. Abbiamo avuto così occasione di festeggiare nel modo migliore il 75. Anniversario della Repubblica Italiana. Inoltre abbiamo potuto discutere e scambiare opinioni e idee su questo anniversario con il giovane storico Francesco Leone, italiano ma con forti radici in Germania. Francesco Leone, che vive ormai da quasi un anno a Karlsruhe, ha recentemente concluso il dottorato di ricerca presso l’Università di Treviri e lavora attualmente presso l’Università di Mannheim. Le riflessioni, delle quali Francesco ci ha voluto generosamente far parte, sono scaturite dall’incontro prima ricordato.

In Italia e in Germania, il 2021 è un anno caratterizzato anche dalla quantità di anniversari “tondi” di eventi fondativi o di svolta legati alla storia dei due paesi. Nel caso della Germania ricorre il 150esimo anniversario dell’unificazione e della proclamazione dell’impero tedesco e il 60esimo anniversario della costruzione del Muro di Berlino. Il primo, l’anniversario della fondazione, ha provocato un aspro dibattito storiografico sul ruolo dell’impero, sul suo rapporto con la società tedesca e sul suo peso nella storia tedesca successiva e, in particolare, nell’avvento del nazionalsocialismo. Al contrario di ciò che avviene in Italia, in Germania la rielaborazione del passato è spesso al centro di dibattiti che travalicano le riviste specializzate per trovare spazio su media generalisti, cartacei e non. A mo’ di confronto, il 150esimo anniversario dell’unificazione italiana nel 2011 non diede luogo a nessun dibattito, quantomeno nell’opinione pubblica o sulla stampa generalista, e neppure in occasione del 75esimo anniversario della nascita della Repubblica si sono letti ampi dibattiti storici sull’evento.

Il risultato è probabilmente che il 2 giugno 1946 – giorno non solo del referendum che decise tra monarchia e repubblica, ma anche giorno in cui venne eletta l’Assemblea costituente – venga, almeno in parte, decontestualizzato, con il rischio di trattarlo come una data staccata dalla storia: solo come punto di partenza, come effetti fu, ma non di arrivo – e fu anche questo. 

Vale la pena quindi, ricordare come il 2 giugno 1946 sia stato infatti il risultato e il culmine di un processo che durò per tutti gli anni della guerra mondiale e della guerra civile, caratterizzato da profonde spaccature sociali e politiche. Furono soprattutto i tre grandi partiti antifascisti di massa – la Democrazia Cristiana, il Partito Comunista e il Partito Socialista – a governare la primissima fase del dopoguerra, tra la liberazione nell’aprile 1945 e il referendum dell’anno successivo. Le contrapposizioni profonde tra i partiti, che coinvolgevano innanzitutto il giudizio su casa Savoia e sul suo coinvolgimento con il fascismo, e quindi la stessa questione istituzionale – furono messe da parte a partire dall’aprile 1944, quando si formò il primo governo post-fascista, con la partecipazione di tutte le forze del Comitato di Liberazione Nazionale con l’antifascismo a fare da collante. Oltre all’antifascismo, alla base del compromesso c’era la disponibilità dei partiti di mettere da parte proprio la questione istituzionale e di rimandare la decisione sulla forma di Stato a dopo la fine della guerra, tramite un referendum – il primo, tra l’altro, in cui poterono votare anche le donne. Il 2 giugno assume quindi una doppia valenza: oltre al referendum, che sciolse il nodo della questione provvisoriamente rimandata nel 1944, venne eletta l’Assemblea costituente, che poche settimane dopo iniziò i suoi lavori. Il percorso che portò all’entrata in vigore della Costituzione, nel 1948, fu quindi lungo, complesso, e soprattutto, non fu frutto di necessità ma di scelte. 

Se da un lato la funzione “politica” ed “istituzionale” degli anniversari non è quella dell’approfondimento storico e se tipicamente in tali occasioni ci si rivolge al presente o al futuro, più che al passato, dall’altro il rischio è che proprio questa complessità storica “scompaia” di fronte alla celebrazione dell’anniversario stesso. La speranza è che anche in Italia gli anniversari possano essere momenti non soltanto di ritualizzazione, ma anche di riflessione e dibattito realmente storico, anche tra il pubblico più ampio di quello specialistico, sull’esempio, perché no, della Germania, dove la comunità scientifica e l’opinione pubblica non perdono occasione per problematizzare e “fare i conti con la storia”.

Francesco Leone 

leone@uni-mannheim.de

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