Come anticipato nel nostro precedente blog sulle vicende della Sea Watch e Carola Rackete (per leggere l’articolo clicca qui), il PD Karlsruhe continuerà a seguire gli sviluppi delle vicende giudiziarie che vedono e vedranno coinvolta il capitano Carola Rackete.
Sul punto si registra una News ormai riportata da tutti i giornali:
il GIP (giudice delle indagini preliminari, in questo caso una donna) non ha convalidato la misura dell’arresto e si è pronunciata in merito al reato di resistenza e violenza a nave da guerra, escludendone la sussistenza.
Quanto al reato di resistenza a pubblico ufficiale, ha invece statuito che lo stesso sarebbe stato giustificato dalla scriminante per avere il Capitano Carola agito nella convinzione di dovere adempiere un dovere
(cosa è una scriminante? facciamo un esempio: una persona ne ferisce un’altra ma non viene condannata per lesioni, in quanto aveva agito per legittima difesa)
Pertanto, per farla breve, quanto a tali reati il procedimento va avanti, ma con questo solco tracciato dal GIP, in maniera così radicale, si può dire che la vicenda abbia preso una determinata piega. Come se una squadra si portasse in vantaggio sull’altra.
Anzi vi è di più, il GIP ha proprio voluto esagerare ed avrebbe precisato che la scelta del porto di Lampedusa era stata una scelta obbligata, atteso che i porti in Tunisia e in Libia non sono da considerarsi sicuri.
Restiamo ora in attesa degli sviluppi inerenti l’altro reato contestato, ovvero il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Invece il reato di naufragio, poi, non è stato contestato a dispetto di quanto annunciato dai giornali.
Dopo la diffusione della mancata convalida dell’arresto, in rete si sono scatenati i soliti post-bufale carichi di odio e di esagerazioni.
Il Ministro Salvini avrebbe commentato: “cosa bisogna fare per andare in galera?”
In rete sono comparsi numerosi posts deliranti: visto che la Rackete non è stata arrestata, allora sarebbe anche possibile caricare migranti su un auto e forzare un posto di blocco impunemente.
E’ appena il caso di avvisare che in sede penale, ogni fatto è valutato nelle sue specifiche circostanze e pertanto non si potrà mai paragonare la condotta di chi forza un posto di blocco con un auto carica di migranti, con quella di chi salva migranti in mare caricandoli sulla propria nave ed entra in un porto per ragioni di necessità.
A tal proposito, come non richiamare l’attenzione sulla vigenza delle leggi internazionali in tema di navigazione marittima – tra cui il trattato SAR (la Convenzione internazionale sulla ricerca ed il salvataggio marittimo di cui l’Italia è firmataria) tanto per fare un esempio – che impongono di salvare vite in mare.
Tali norme prevalgono sulle leggi nazionali interne, quindi anche sul Decreto Sicurezza Salvini. Lo stabilisce la nostra Costituzione art. 117.
E tutto sommato se tenessi in auto dei migranti per due settimane probabilmente il posto di blocco lo forzerei pure.
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